Le Umane Paure è un film d’arte di 14 minuti. È questa la definizione che più si avvicina al risultato dell’incontro fra l’artista Monica Marioni e il regista Nicolangelo Gelormini: non un video d’arte, non un cortometraggio, ma un breve film d’arte. Un incontro in cui le immagini fotografiche prodotte dalla Marioni sono entrate in un processo lavorativo e creativo “altro” e sono divenute un racconto filmico pensato per un pubblico non necessariamente legato all’arte contemporanea, ma neanche abituato alla sola narrazione cinematografica. Monica, oltre che artista, è divenuta attrice ed interprete di se stessa, in un approfondimento catartico del proprio mondo ed in una visione esterna (quella di Gelormini) che le ha consentito una distanza diversa ed una prospettiva nuova attraverso cui mostrare la sua arte.
Le Umane Paure è da considerarsi in continuità con la ricerca dell’artista, rivolta all’indagine sulla psiche e sull’individuo contemporaneo, soprattutto in termini di emotività e nevrosi. La serie di opere da cui origina il progetto filmico si struttura in una sequenza di performance fissate tramite scatti fotografici, nei quali il soggetto è una costante invariabile giustapposta direttamente allo sfondo, in un crudo ed immediato confronto-scontro tra l’artista-individuo e lo scenario-entità secondo una stretta relazione di causa effetto. Le opere intendono rappresentare il rifiuto latente maturato da molti individui nei confronti di diverse realtà, in ambito economico, culturale e morale, utilizzando luoghi ed edifici simbolo quali la Borsa Valori, la chiesa, il cimitero e così via. Simboli che, nella visione dell’artista, sono rei di generare, con la loro immanenza sia simbolica che pratica, stress e insicurezze nell’individuo, che si sente sopraffatto da queste entità percepite come poteri forti acefali contro i quali nulla è possibile.
Un video racconto
di Nicolangelo GelormiNI
Il video, configurato come un cortometraggio, avrà una struttura drammaturgica in tre Atti, al fine di consentire diverse veicolazioni dello stesso: da un lato un corpus narrativo unico, portatore di un racconto compiuto, e dall’altro una parcellizzazione in tre micro unità indipendenti e visionabili separatamente.
Le tre unità ruoteranno ognuna attorno ad un concetto diverso, in un costrutto del tipo:
Atto I – La Paura
Atto II – La Conoscenza
Atto III – Il Rifiuto
I — La Paura
In un raptus, Monica sigilla freneticamente la tazza e, sfiancata, resta in attesa.
Chiusa in bagno davanti al water sigillato (un’immagine paradossale e dal chiaro valore simbolico), Monica realizza di aver toccato il fondo. A malincuore, si fa forza, si rimette in piedi e decide di uscire di casa.
II — LA CONOSCENZA
III — IL RIFIUTO
Monica ritorna nei luoghi del secondo Atto, e posizione la tazza al centro di una prospettiva centrale. Qui ed ora si compie la sua performance dal titolo “Le Umane Paure”: l’artista si inginocchia ed inserisce la testa nella tazza, dissacrando e detronizzando quei luoghi tematici. Cinque foto. Cinque quadri. Cinque rappresentazioni di dissenso.
Monica Marioni ha vinto la paura. L’ha fatta sua. E l’ha trasformata in rifiuto.